Che cos’è il clickbait?
Il clickbait è un contenuto che indirizza il traffico verso un sito Web o un blog specifico utilizzando titoli sensazionalistici o fuorvianti. Questi titoli mirano a suscitare il tuo interesse o le tue emozioni, facendoti venire voglia di cliccare sul link, sull’immagine o sul video proposto. L’obiettivo degli annunci e dei titoli clickbait è attirare la tua attenzione in ogni modo possibile per invogliarti a cliccare su un sito Web e generare entrate pubblicitarie.
Ogni volta che clicchi su un sito Web monetizzato o su un link a un blog, generi entrate attraverso la pubblicità: ecco perché un titolo volutamente esagerato per attirare la tua attenzione è un ingrediente fondamentale nel modello finanziario del clickbait. I contenuti clickbait sono quasi sempre discutibili in termini di qualità e accuratezza. E quel che è peggio, il clickbait potrebbe portare a siti Web contraffatti che promuovono truffe di phishing o diffondono malware.
Quali sono i segnali indicatori del clickbait?
Alcuni dei principali segnali del clickbait di marketing e di altri siti clickbait sono affermazioni esagerate, allarmismo o linguaggio potenzialmente offensivo. È possibile trasformare qualsiasi tipo di contenuto in clickbait, ma ci sono alcuni segnali evidenti da cercare per capire se una notizia è davvero clickbait.
I link clickbait presentano spesso queste caratteristiche:
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Titoli vaghi
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Affermazioni esagerate
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Promesse troppo allettanti per essere vere
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Titoli spaventosi o sensazionalistici
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Titoli di cattivo gusto
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Immagini appariscenti e ridicole
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Articoli pieni di immagini, meme e pubblicità con pochi contenuti utili
Esempi classici di clickbait
Il clickbait può avere molte forme e aspetti diversi. Ecco alcuni esempi classici di clickbait:
“Non crederai mai…”
I titoli che ricorrono a questo tipo di linguaggio sensazionalistico contribuiscono a creare un senso di impazienza per indurre gli utenti a cliccare. Gli esempi di clickbait di questo tipo sono spesso seguiti da affermazioni come queste:
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…a quello che è successo dopo
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…a come la persona X si è arricchita
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…all’aspetto che ha oggi la persona X
Nell’esempio seguente il titolo implica il sentimento “non crederai mai”, utilizzando un’immagine accattivante di un telefono in miniatura.
Fonte: Canale The Anazala Family su YouTube
“Cose che non puoi fare a meno di sapere…”
Un altro esempio classico di titoli clickbait sono quelli che presentano i “10 migliori suggerimenti” in tema di musica, sport, vendite, programmi per fare soldi, alimenti per vivere più a lungo, consigli sullo stile di vita e così via. Può essere difficile resistere a questi titoli dal momento che stimolano la tua curiosità e ti inducono a cliccare sul link in modo da non perderti “informazioni importanti”.
Nell’esempio riportato di seguito si parte dal presupposto che gli utenti siano invogliati a leggere l’articolo per scoprire il nome in questione. Il titolo si rivolge anche ai futuri genitori che si sentono spinti a cliccare e a leggere per assicurarsi di evitare nomi problematici per i loro figli.
Fonte: Upworthy tramite il canale TikTok TheSam_SHow
“Questo è quello che accade se...”
Questo tipo di titolo adotta più un approccio allarmistico per convincere gli utenti a cliccare su un link spinti dalla paura di perdersi qualcosa di importante. I titoli di questo tipo funzionano perché fanno appello a quella necessità di sapere che è in ognuno di noi.
Nell’esempio di clickbait riportato di seguito il titolo tenta di spaventare i genitori inducendoli a cliccare sul link per scoprire cosa potrebbe accadere se continuano a dire determinate cose ai propri figli.
Fonte: portale Buzzfeed Parents
Chi ha creato il clickbait?
Nel 2006, Jay Geiger ha coniato il termine “clickbait” in un post sul suo blog. Deriva dalla combinazione di “clic” (il clic del mouse) e di “bait” (esca), a indicare il mangime usato per attirare pesci o altri animali. Questa parola composta equipara gli utenti di Internet a prede che vengono indotte a cliccare su contenuti clickbait stravaganti. Nel 2016, l’Oxford English Dictionary ha aggiunto ufficialmente “clickbait” all’elenco dei nuovi termini.
La storia del clickbait
Per quanto il clickbait sia relativamente nuovo, questa strategia esiste da molto tempo. Nel 1800, le testate giornalistiche iniziarono a dilettarsi con una tecnica chiamata giornalismo giallo. L’obiettivo di questo tipo di giornalismo, secondo uno studio di Fronteiras sul clickbait, era quello di attirare l’attenzione del pubblico e aumentare le vendite dei giornali ricorrendo a titoli sensazionalistici basati su sentimentalismo, esagerazione e argomenti e illustrazioni accattivanti.
Un esempio di giornalismo giallo è la cosiddetta Grande burla della Luna del 1835. Un articolo pubblicato sul New York Sun affermava che un astronomo britannico di nome Sir John Herschel aveva scoperto segni di vita sulla Luna. Questa storia sensazionalistica ha suscitato scalpore per diversi giorni, ma ovviamente la storia e le immagini pubblicate erano completamente contraffatte. (alcuni attribuiscono a questo episodio la nascita delle fake news).
Un esempio di “uomo-pipistrello” avvistato sulla Luna attraverso un telescopio nel 1835. Fonte: Wikimedia Commons
Alla fine, il New York Sun incrementò la sua popolarità nonostante questa notizia falsa e la sua diffusione aumentò negli anni successivi: l’obiettivo finale del giornalismo giallo. Questo primo esempio di strategia giornalistica in stile clickbait mostra come una campagna efficace, per quanto fuorviante, possa essere un’opzione redditizia per le aziende focalizzate sui profitti con ogni mezzo necessario.
Chi ricorre al clickbait e perché?
Chi pubblica post sui social media o le media company che cercano di attirare l’attenzione del pubblico usano spesso il clickbait come strumento per aumentare il coinvolgimento e incrementare le entrate. Spesso il clickbait è un’opzione allettante per gli esperti di marketing e le aziende che danno priorità all’incremento della portata del proprio marchio o all’aumento del coinvolgimento sui social media nella speranza di ottenere maggiori profitti.
Le organizzazioni o i singoli utenti che sfruttano il clickbait per indirizzare il traffico verso un sito Web puntano a sfruttare il cosiddetto “curiosity gap”, ovvero il bisogno innato di una persona di conoscere la risposta a una domanda o a un’affermazione vaga. In genere, queste pratiche si concentrano sul guadagno attraverso il clickbait invece che tramite altre iniziative più oneste (come l’accuratezza o un pubblico informato).
Il clickbait è motivo di preoccupazione?
Per quanto il clickbait in sé non sia sempre motivo di preoccupazione, è certamente una questione controversa. Nella migliore delle ipotesi, il clickbait è futile e innocuo, con l’obiettivo generale di aumentare il numero di clic. Ma può anche essere responsabile della diffusione di una pericolosa disinformazione. Anche le truffe legate al clickbait sono molto preoccupanti.
I motori di ricerca come Google utilizzano algoritmi (come PageRank e TrustRank) per filtrare articoli con fake news e spam che contengono contenuti sensazionalistici e fuorvianti. Ma questi algoritmi non riescono a catturare tutto e in una certa misura possono essere manipolati.
Nel peggiore dei casi, il clickbait può portare gli utenti a siti contenenti virus o malware (come trojan horse) o quiz apparentemente innocui che raccolgono dati personali sensibili che possono essere venduti a broker di dati.
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